L’indagine “Il 2020 in Rete”, a cura di RetImpresa su dataset InfoCamere (al 3 gennaio 2021), fornisce una fotografia dell’evoluzione del fenomeno delle reti d’impresa nel corso del 2020 su base nazionale, regionale e settoriale, suddivisa per tipologia di contratto (rete-contratto e rete-soggetto). A partire da quest’anno, l’analisi comprende, inoltre, un focus relativo ai principali obiettivi delle reti attive in Italia.

Per approfondimenti relativi agli aspetti qualitativi del fenomeno aggregativo e alle performance delle imprese in rete si rinvia al Rapporto 2020 dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa, costituito da InfoCamere, RetImpresa e Università Cà Foscari Venezia.

Dall’Indagine “Il 2020 in Rete” emerge che all’esito di un anno contrassegnato dalla più grave crisi economica dal dopoguerra per effetto della pandemia, il modello organizzativo delle reti si è dimostrato strumento concreto e utile alle imprese per affrontare la crisi e le sfide del cambiamento.

I numeri del 2020 evidenziano infatti +757 nuovi contratti di rete registrati (al 31 dicembre 2019 si contavano 5.900 contratti, divenuti 6.657 a fine dicembre 2020) e + 3.470 nuove imprese aggregate (aumentate da 34.911 a 38.381), con un tasso di crescita complessivo delle reti del +13% (in leggera flessione rispetto al + 15% fatto segnare nel 2019).

Ottobre è stato il mese con il più alto incremento mensile di contratti di rete (+1,44%).

Lo schema più utilizzato dagli imprenditori resta la rete-contratto, quella senza soggettività giuridica, che è cresciuta nell’anno di 637 unità, portando il totale delle reti-contratto a 5.677 (l’85% dei contratti di rete esistenti), a fronte di un aumento annuo di 120 reti-soggetto (totale nazionale 980).

Una importante novità dell’Indagine 2020, come anticipato, riguarda l’analisi degli obiettivi strategici perseguiti dalle reti d’impresa, da cui è emerso che le principali motivazioni che spingono le aziende a collaborare in rete sono il Marketing e la comunicazione esterna (44%, pari a oltre 2.600 reti), l’Internazionalizzazione (40%, circa 2.400 reti), la Ricerca, Sviluppo & Innovazione (38%, oltre 2.230 reti) e, infine, l’Economia circolare e sostenibilità ambientale (19%, circa 1.100 reti).

A livello geografico, resta invariata rispetto al 2019 la distribuzione delle imprese in rete per macro-aree, con una maggiore concentrazione del fenomeno al Nord (38%) e al Centro (37%) rispetto al Sud (25%), e la prevalenza delle reti a carattere uni-regionale (75%) su quelle che coinvolgono imprese di diverse regioni (25%).

Tutte le regioni d’Italia hanno registrato un aumento di imprese in rete nel 2020, seppure con una diversa velocità che ha interessato maggiormente Lazio (675), Lombardia (347), Piemonte (323), Veneto (282), Toscana (272), Friuli-Venezia Giulia (252) e Campania (234); è inoltre cresciuta la propensione media a fare rete, che raggiunge lo 0,75% (75 imprese ogni 10mila attive), confermando le posizioni di testa di Friuli-Venezia Giulia (+2,14%) e Lazio (+1,91%) e, a seguire, con valori superiori alla media nazionale di Valle d’Aosta (1,22%), Umbria (1,09%), Abruzzo (0,97%) e Toscana (0,76%). Sotto i valori medi della capacità di “fare rete” troviamo regioni che hanno una densità imprenditoriale superiore alle 350mila imprese, come Lombardia, Campania, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Sicilia.

Guardando alle singole regioni, il Lazio resta l’area con il più alto numero di imprese in rete (9.582, di cui oltre il 64% aggregate in reti-soggetto), seguito a distanza da Lombardia (3.931), Veneto (3.037), Campania (2.872), Toscana (2.652), Emilia-Romagna (2.296) e Puglia (2.264).

Per quanto riguarda i settori di attività, l’Indagine 2020 conferma la forte presenza di imprese in rete appartenenti alla filiera agroalimentare (22%), al commercio (15%), alle costruzioni (12%), ai servizi turistici (10%), con un maggiore ricorso allo schema delle reti-contratto nell’agrifood e nella manifattura, alle reti-soggetto nel commercio e nella filiera turistica.