Al 3 marzo 2020, sono 208 le imprese del comparto dei servizi finanziari che scelgono di fare rete.

L’analisi sul dataset InfoCamere fa riferimento alle imprese che svolgono attività dei servizi finanziari (codice Ateco K64), escludendo quelle che operano nel campo delle assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione (Ateco K65, che non ricomprende le assicurazioni sociali obbligatorie) e delle attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative (Ateco K66).

Le imprese dei servizi finanziari partecipano a 92 contratti di rete, che coinvolgono un totale di 730 imprese di vari settori. La rete-contratto è la tipologia di rete preferita: è scelta dall’88% delle imprese esaminate (aggregate in 77 reti-contratto), mentre il 12% sviluppa programmi congiunti attraverso la costituzione di reti con soggettività giuridica (15 reti-soggetto).

Con riferimento alla tipologia di imprese dei servizi finanziari in rete, prevale la presenza in rete dei Confidi – Consorzi di garanzia collettiva dei fidi (72%). Emerge, in particolare, la tendenza dei consorzi di garanzia a fare rete tra loro, anziché con imprese di settori diversi, al fine di strutturare forme coordinate e rafforzate di sostegno all’accesso al credito delle PMI.

Seguono le holding finanziarie (18%) e le banche (5%). Residuali le categorie “altri servizi finanziari” (3%), in cui sono incluse le attività di intermediazione mobiliare e in cambi e altre intermediazioni e attività finanziarie non classificabili altrimenti, e la categoria “altro” (2%), che comprende attività di merchant bank e attività delle società veicolo.

Ad oggi, pertanto, sono soltanto 10 le banche che partecipano a contratti di rete. Si tratta di una percentuale assolutamente marginale sia con riferimento al campione di imprese dei servizi finanziari in rete (5%), sia in rapporto al numero complessivo di imprese in rete (0,03 % su 35.306 imprese in rete a livello nazionale). Di queste 10 banche, 7 partecipano a reti-contratto e le restanti 3 a reti-soggetto.

Questo dato, tuttavia, va letto anche considerando l’esperienza concreta dell’attività delle reti, che di frequente vede le banche come partner esterni al network. Infatti, nella prassi molto spesso le banche preferiscono un rapporto di partnership esterna alle attività in rete più che di coinvolgimento diretto in qualità di “impresa della rete”, garantendo in tal modo forme di sostegno e collaborazione.

In ogni caso, sia dalla analisi dei dati che nelle evidenze empiriche trova conferma l’esigenza prioritaria – ancora non soddisfatta da parte del sistema finanziario – di assicurare un supporto forte e dedicato ai progetti imprenditoriali aggregati per consentire alle imprese di accedere più facilmente al credito e potenziare così i propri investimenti congiunti in strategie innovative di crescita e competitività.

Infine, con riferimento ai settori produttivi con cui le banche fanno rete, dal focus emerge in primo luogo che gli istituti di credito collaborano in rete solo in piccola parte (12%) con imprese affini (attività assicurative e ausiliarie dei servizi finanziari) e, a differenza dei Confidi, mai tra loro (per ogni rete analizzata vi è solo un istituto bancario che vi partecipa).

Osservando più in dettaglio i settori coinvolti, le banche collaborano soprattutto con imprese dell’agroalimentare (21%) e della sanità e assistenza sociale (21%), e a seguire con quelle di servizi professionali (13%), meccanica (10%), turismo (7%), commercio (6%) e costruzioni (3%). Il restante 7% delle imprese, riportato sotto la voce “altro”, comprende le imprese operanti in servizi tecnologici, di informazione e comunicazione (2%), attività di formazione, culturali e di intrattenimento (2%), trasporti e logistica (1%) e altro (2%)

 

Il commento di Fabrizio Landi, Presidente di RetImpresa:

L’analisi sulle reti che coinvolgono imprese dei servizi finanziari fa emergere, da un lato, l’attivismo dei confidi, che si aggregano per potenziare le garanzie a sostegno dell’accesso al credito da parte delle PMI e, dall’altro, che solo 10 banche partecipano a contratti di rete, preferendo più spesso, nella prassi, affiancare dall’esterno i network di imprese. Sullo sfondo rileviamo tuttavia l’assenza di un supporto forte e dedicato del sistema bancario alle aggregazioni di imprese.

Un supporto fatto di linee di finanziamento e strumenti dedicati, che si rende necessario se vogliamo aiutare le nostre imprese a collaborare in maniera organizzata e innovativa per difendere le filiere strategiche del Made in Italy, affrontando insieme anche le conseguenze socio-economiche derivanti dall’emergenza sanitaria in atto.”